Monumenti e luoghi d’interesse

Architetture religiose - Architetture civili

Descrizione

Architetture religiose

Chiesa di San Giovanni Battista

Dedicata a san Giovanni Battista, ebbe il suo primo Rettore nel 1388, a cui fu affidato anche un piccolo ospizio per accogliere i pellegrini e i malati poveri. Voluta dai conti di Serego, ne mantennero la proprietà e lo juspatronato fino alla fine della seconda guerra mondiale. Sulla facciata si notano: lo stemma dei conti Serego e le statue di San Giovanni Battista, San Gaetano, San Pancrazio, San Sebastiano e San Rocco. All'interno si possono ammirare: una vasca battesimale del 1400; una Madonna col Bambino, replica di un bassorilievo che si trova in un museo di Londra e attribuito a Desidero da Settignano, allievo del Donatello; la pala dell'altare maggiore di Melchiorre Galluzzi del 1586; l'Annunciazione attribuita alla scuola del Brusasorzi (secolo XVI); San Rocco e altri santi di Antonio Del Bianco del 1782; alcune statue: Madonna con Bambino, San Domenico, San Carlo Borromeo e San Pancrazio.

Chiesa di San Gregorio Magno

Fu rinnovata tra il 1814 e il 1818 su progetto di Francesco Fostini; il campanile fu costruito nel 1836. L'altare maggiore, capolavoro dei fratelli Bonazza di Padova, è del 1760 e proviene dal duomo di Cologna Veneta. Tra le tele conservate all'interno della chiesa alcune provengono dall'oratorio di San Donato. Tra le più belle figurano: il Transito di san Giuseppe di L. Rizzi del 1891, la Sacra Famiglia e la Samaritana di Costantino Pasqualotto (secolo XVIII), una copia della Santa Teresa d'Avila di Sebastiano Ricci (secolo XVIII). Sulla facciata della chiesa della Madonna del Rosario, costruita a Desmontà nel 1960, si trova il busto del Redentore, attribuito al maestro di Santa Anastasia (secolo XIV) e proveniente dalla chiesa di San Fermo a Verona. Al interno si conservano quattro tele del veronese Marco Marcola (secolo XVIII) e una crocifissione di ignoto pittore settecentesco: tutte opere provenienti dall'oratorio di San Donato e ultimamente traslocate nella cappella invernale della parrocchiale.

Chiesa di Sant'Antonio Abate in Miega

Dedicata a sant'Antonio abate, dal Cinquecento ad oggi ha subito varie trasformazioni. Sulla facciata spiccano le statue di San Francesco e di San Domenico. Tra le opere conservate all'interno vanno segnalate: la pala del patrono sull'altare maggiore di Giuseppe Resi (1967); la statua di Sant'Antonio Abate (secolo XVIII) e la vasca battesimale settecentesca.

Architetture civili

La Cucchetta o Corte grande

La storia, l'economia e la vita sociale di Veronella, Miega e San Gregorio sono state fortemente condizionate da due nobili famiglie: quella dei conti Marassi di Serego e quella dei Lavagnoli. Le ville rimaste testimoniano lo splendore e la ricchezza di un'aristocrazia che per secoli costituì il volano della società contadina. Quando sia stato costruito il castello di Cucca è ancora incerto. Intorno al mille potrebbe essere stata innalzata una piccola fortezza, che si è ingrandita nei secoli successivi fino a conglobare una possente costruzione, con torri merlate, muraglie e brolo, compreso l'oratorio. Tutto il complesso è passato alla storia con la denominazione di “Corte grande” o “Cucchetta”. Quando nel 1382 arrivarono i conti Serego, fu trasformato in centro agricolo dove confluivano i raccolti delle campagne intorno. Qui venivano ospitati nobili e signorotti che andavano a caccia con il falcone o trascorrevano il tempo libero tra libagioni e piatti succulenti (quaglie, capretti, selvaggina, asparagi ecc.). Qui fu accolto con grandi onorificenze l'imperatore Carlo V, fra il 4–5 novembre 1532, mentre era in viaggio presso Mantova-Bologna per incontrare il Papa. Nel XVI secolo la corte subì una trasformazione con la costruzione delle barchesse, su disegno di Andrea Palladio, a cui viene attribuito anche la costruzione della “Botte Zerpana”, un manufatto in cotto per far passare la fossa Sarega sotto l'alveo dell'Alpone. Nel 1775 la parte del castello prospiciente la strada principale fu trasformata in palazzo e scomparve l'ultima torre. Oggi questo importantissimo monumento, a cui è legata l'origine del paese, è da tempo abbandonato, in attesa di un radicale restauro.

El tezon

Una strana costruzione, anche questa appartenente ai Serego, si trova in via Roversello. Popolarmente è conosciuta come “el tezon”: è una abitazione unita ad un'ampia stalla (a forma di capannone), sorta nel 1500 per ospitare pastori, greggi e salnitrari. Durante la Repubblica Veneta i tezoni erano controllati dallo Stato, in quanto dalla urina delle pecore si ricavava il salnitro che, mescolato con zolfo e carbone, andava a formare la polvere da sparo. L'iscrizione sulla facciata ricorda che fu innalzato nel 1573, mentre Giovanni Bondumier era Provveditore alle Artiglierie e Andrea Contarini era podestà di Cologna Veneta. Dal 1799 fu più volte occupato da truppe francesi ed austriache. Nel 1915 fu restaurato dal conte Alberto di Serego e trasformato in fattoria agricola. Alla fine della seconda guerra mondiale qui si verificò un drammatico episodio di guerriglia partigiana, culminato con la morte di quattro tedeschi. Rappresenta un raro monumento della civiltà veneta. Nel 2016 è stato completamente restaurato per renderlo sede della Fattoria Sociale Tezon dove verranno assistite e avviate al recupero persone in stato di disagio psichico, fisico e sociale.

Le ville

Nel 1870 i Serego fecero costruire un'altra villa non lontano da quella storica della “Cucchetta”. Immersa nel verde, in stile neoclassico, presenta un salone centrale da cui si dipartono varie sale. I piani superiori sono simmetrici a quelli inferiori. Fregi e decorazioni sono di fine Ottocento. La dépendance, sul lato sinistro, è stata aggiunta agli inizi del Novecento. Nel 1996 tutto il complesso è stato restaurato dall'attuale proprietario, il conte Giordano Alberto di Serego. Come è stato detto, i conti Serego avevano invitato il grande Palladio per ristrutturare l'antica fortezza della “Cucchetta” e trasformarla in una villa più funzionale. Per realizzare il progetto il famoso architetto vicentino venne più volte a Cucca tra il 1564-70, ma per oscuri motivi tutto si arenò mentre erano ancora in costruzione le barchesse.

Una villa palladiana invece fu invece realizzata per volere del conte Annibale di Serego a Miega, tra il 1546-65: le barchesse infatti richiamano le modonature di quelle di Cucca. Alla fine del secolo XIX la villa di Miega fu abbattuta per far posto ad una costruzione moderna. Dell'originale progetto ne è rimasta testimonianza nel Libro dell'Architettura del Palladio. La villa dei conti Lavagnoli a San Gregorio risale alla seconda metà del Settecento ed è sorta accanto al più antico villino. Dal nucleo centrale, con i saloni in parallelo, si snodano ai fianchi una trentina di locali distribuiti su due piani. Sulle pareti del salone d'entrata sono riprodotte le principali operazioni della risaia, con iscrizioni tratte da La coltivazione del riso del poeta veronese G.B. Spolverini (1695 – 1763). In una sala a sinistra sono a stento ancora leggibili dei medaglioni con i ritratti di alcuni personaggi della nobile famiglia lavagnola, i cui capostipiti sono rappresentati nelle statue del cancello d'ingresso (1210). Secondo la tradizione, in questa villa avrebbe pernottato Napoleone Bonaparte dopo la battaglia di Arcole (17 novembre 1796). Dell'originale complesso, che comprendeva barchesse, scuderie e una lunga muraglia che circondava il brolo, non è rimasto che l'oratorio di San Ilario, sorto nel secolo XII per volontà dei monaci di San Ruffino di Mantova e rifatto nel 1802. La villa, passata ai Da Mula e ai Dal Covolo, è stata venduta dopo la seconda guerra mondiale ad un privato cittadino ed oggi accoglie oggetti di antiquariato.

Ultimo aggiornamento: 14/08/2024, 09:38

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